Sabato 21 maggio ho partecipato in rappresentanza del Comune ad un convegno sul tema del Saharawi.
La storia del Saharawi in sintesi.
Nel 1960 le Nazioni Unite chiedono alle potenze coloniali di lasciare i territori ancora sotto la loro amministrazione e proclama il diritto all’autodeterminazione dei popoli.
Nel 1975 la Spagna lascia il Saharawi ma la presunta libertà dura poco perché il Marocco, con l’uso delle armi, costringe le popolazioni alla fuga e al nomadismo. Migliaia di rifugiati devono lasciare i loro territori.
Nel 1990 nasce un Piano di pace, sotto il controllo dell’Onu, e il Marocco si impegna ad indire un referendum di autodeterminazione, che lascerebbe ai Saharawi la possibilità di scegliere tra indipendenza e annessione al Marocco.
Da allora sono passati 30 anni, il referendum non è mai stato fatto, e queste popolazioni restano a vivere da rifugiati e sono confinate all’interno di un muro di oltre 2.000 km fra violenze, minacce e totale assenza di rispetto del trattato firmato e degli impegni presi con l’Onu.
Oggi ne abbiamo parlato con relatori molto autorevoli che hanno sottolineato quanto sia necessario tenere alta l’attenzione sul tema perché il sopruso, la minaccia alla libertà e il vietare l’affermazione dei diritti internazionali di un popolo, nonostante possano sembrare temi di un’altra parte del mondo, riguardano sempre anche ognuno di noi.
